Quella semplice, che si usa per preparare il pomodoro stracotto piano piano.

Quella che si incontra con la bufala che fila, con le briciole di pane buono, con il profumo del basilico che ti segue pure in sogno.

È la voce di chi impasta, di chi raccoglie, di chi aspetta.

È il centro del luogo e del racconto: un fuoco che non conosce distrazione, che tiene insieme ingredienti e persone come una lingua antica.

Questo menù è dedicato a lui: al forno che vive, che cambia, che ascolta.

Non è un elenco, ma un racconto di stagioni e di gesti.